Questa settimana ho avuto il piacere di essere ricevuta in Farnesina dall’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Direttore della DGAP (Direzione Generale per gli Affari Politici e di sicurezza) e da Luca Gori, Direttore Centrale per il Mediterraneo, Medio Oriente e paesi del Golfo.
Un incontro davvero interessante e proficuo, che mi ha permesso di approfondire alcune tematiche legate al mio lavoro che sto portando avanti in commissione Affari Esteri.
La questione palestinese, l’incertezza elettorale in Israele, l’Afghanistan, i paesi MENA e GCC, la questione dei foreign fighters e lo Yemen tra le tematiche discusse.
La cooperazione rappresenta oggi uno dei massimi strumenti internazionali a nostra disposizione: dimentichiamo spesso che la pace e la stabilità del nostro paese e del nostro continente sono strettamente collegate dalla pace e dalla stabilità dei paesi del mediterraneo allargato, sino al medio e lontano oriente. L’instabilità politica della regione ha forti ripercussioni infatti, anche in seno all’Unione europea, ed è nostro compito ed impegno di collaborare attivamente affinché nei vicini paesi nord africani e mediorientali vengano mantenuti dignitosi standard di governabilità e sicurezza.
Dovremmo ricordarlo, al contrario, nel sentimento diffuso e generalizzato si attirano consensi semplificandolo alla mera questione migratoria.
Il nostro Paese se vorrà nel prossimo anno avere una valenza politica internazionale di maggiore riguardo dovrà continuare il percorso di cooperazione già avviato e intrapreso, sfruttando i rapporti storici con i paesi del vicinato, passando dall’Asia Centrale sino in Afghanistan, con la possibilità di sviluppare rapporti politici ed economici nonché appetibili occasioni di investimento.
La questione palestinese, al contrario, merita maggiore attenzione. Indubbiamente, occorre una effettiva volontà di rinnovamento: se i territori palestinesi vorranno davvero intraprendere un percorso in autonomia dovranno mostrare volontà di cambiamento pensando ad un rinnovamento della dirigenza interna, ricettiva dei nuovi mutamenti politici e sociali. L’Unione europea in questo senso potrebbe avere un ruolo decisivo, il primo passo concreto verso quel processo di pace, che tutti auspichiamo.
Dall’altra parte, lo Stato di Israele, nelle ultime settimane investito da una grave crisi interna evidenziata con il primo sì dei quattro voti alla mozione per la fine anticipata della legislatura sembrerebbe minacciare concretamente la stabilità dell’esecutivo Netanyahu-Gantz.
È fondamentale notare che l’Italia in questo senso potrebbe avere il grande compito di mediatore.
Grande attenzione, inoltre, va data anche sul versante afgano. Parliamo di un paese martoriato da lunghi anni di guerra e conflitti interni, in cui l’organizzazione terroristica ISIS ancora radicata né ostacola il lento e graduale percorso di democratizzazione. L’Italia è storico partner dell’Afghanistan, con solidi rapporti diplomatici e con un importante impegno sul versante della cooperazione allo sviluppo, nonché ancora presente contingente militare dislocato a Herat. Il vicino futuro è incerto ed è proprio ora che risulta necessario stringere ancora di più i rapporti già solidi.
Una paura diffusa che investe pure la Siria e l’Iraq riguarda la questione dei combattenti dei cosiddetti foreign fighters. I campi profughi di confine sono oggi anche bacini di ex combattenti e questo è un problema con cui l’Europa e l’Italia dovranno fare presto i conti. Si tratta senza alcun dubbio di una faccenda particolarmente delicata, che sto continuando a monitorare da vicino e che ho intenzione di sviluppare nei prossimi mesi attraverso la presentazione di atti in commissione esteri.
Concludo infine con un paese che ho particolarmente a cuore: lo Yemen. Il Paese “dimenticato”. Lo chiamo così perché gli ultimi anni persino l’opinione pubblica ha lasciato solo questo piccolo Stato a combattere una delle guerre più feroci degli ultimi anni. In Yemen vi è oggi la più grande crisi umanitaria del mondo, milioni di bambini vivono sotto la soglia della povertà mancano seriamente strutture e beni di prima necessità. Nessuno ne parla, dunque voglio farlo io e farlo a gran voce. La prossima settimana sarà una settimana importante per l’impegno italiano che stiamo portando avanti in Yemen, e ve ne parlerò in dettaglio qui e su tutti i canali social.
Sarà davvero necessario nei prossimi mesi focalizzare la nostra attenzione sugli sviluppi dei paesi mediorientali. Vi terrò aggiornati!