È incredibile la storia dei pescatori siciliani presi in ostaggio dalle forze libiche del Generale Haftar. 18 uomini appartenenti all’equipaggio di due pescherecci di Mazara del Vallo sono da più di 10 giorni bloccati a Bengasi. La Farnesina sta ovviamente monitorando dall’inizio la situazione, che preoccupa molto le famiglie. La zona è controllata dal Generale Haftar e il sequestro è avvenuto proprio nelle stesse ore in cui il Ministro Di Maio si trovava a Tripoli per incontrare il diretto antagonista del Generale, Fayez Al Serraj.
Ad aggravare una situazione già complessa che avviene in una zona di mare che la Libia considera acque nazionali, anche se le imbarcazioni non si trovavano dentro le canoniche 12 miglia ma addirittura a 72 miglia nautiche dalla costa, ci si mette un curioso scambio di prigionieri, come avrebbero richiesto i militari. Infatti, sembra che sia stato proposto di liberare i pescatori italiani, se saranno messi in libertà i 4 libici attualmente detenuti in Italia, con l’accusa di essere trafficanti complici della così detta “strage di Ferragosto”, considerati invece dai libici “giovani calciatori”. Si sta cercando di capire se queste siano solo voci, ma di certo non è concepibile che si giochi in questo modo con la vita di 18 lavoratori italiani, che devono tornare a casa al più presto.
Bisogna essere chiari: l’Italia non parteciperà a simili “mercati delle vacche”. Qui si parla di nostri connazionali innocenti, onesti lavoratori che sono stati presi in ostaggio ingiustamente, a fronte di CRIMINALI riconosciuti che hanno avuto un giusto processo prima di essere incarcerati. Per questo non è assolutamente concepibile neanche prendere minimamente in considerazione tale “offerta”.
Nel frattempo, la situazione in Libia è sempre più precaria, soprattutto nella Cirenaica: domenica sera, dopo giorni di proteste di piazza e anche di attacchi a sedi istituzionali, si è dimesso il governo “parallelo” dell’Est presieduto da Abdullah al Thinni, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ma di fatto organo vicino al Generale Haftar, che nonostante dia segni di disinteresse silenzioso, è ancora molto, molto potente.