Dopo settimane di contrattazione, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per una continuazione della risoluzione 2165, riguardo l’aiuto umanitario a milioni di Siriani, anche se in forma ridotta. L’organo ONU più potente ha votato sabato per una proposta di risoluzione tedesco-belga che avrebbe tenuto aperto un solo passaggio di frontiera per ulteriori 12 mesi, dalla nella città di Iskenderun e la sua Bab al Hawa, collegata a quella siriana di Idlib, nel nord-ovest del paese.
Russia, Cina e Repubblica Domenicana i “grandi astenuti”.
Con vari veti, Russia e Cina avevano impedito diverse proposte tedesche con due valichi di frontiera, mentre una contro-proposta russa era stata respinta a larga maggioranza.
La base dei negoziati riguarda una risoluzione delle Nazioni Unite in vigore dal 2014, scaduta proprio nella notte di sabato dopo sei anni, permettendo alle Nazioni Unite di fornire aiuti di prima necessità a parti della Siria attraverso i valichi di frontiera, dei quali dipendono circa 2,8 milioni di persone. Dopo la resistenza russa, le quattro transizioni una volta erano state ridotte a due all’inizio dell’anno – da allora la situazione degli approvvigionamenti per alcune regioni è notevolmente peggiorata, secondo le organizzazioni umanitarie. Secondo le stime del WPF, circa 9,3 milioni di siriani non hanno più abbastanza cibo e dipendono quindi dall’aiuto umanitario – 1,4 milioni in più in soli sei mesi.
“Per mantenere la consegna sono necessari entrambi i valichi di frontiera”, ha dichiarato il coordinatore delle Nazioni Unite per gli aiuti d’emergenza Mark Lowcock a fine giugno. L’attraversamento di Bab al-Salam, che ora è chiuso, avrebbe garantito l’accesso diretto a una regione con il più alto numero di sfollati, proprio quella di Aleppo.
Mosca, uno stretto alleato della Siria, sta adottando l’approccio di eliminare gradualmente il meccanismo. La cessazione o la riduzione degli aiuti controllati dalle Nazioni Unite rafforzerebbe la posizione del sovrano Bashar al-Assad, affermano gli osservatori.
Quella di Idlib infatti è l’ultima porzione di territorio controllata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo estremista che ha a capo anche membri dell’ex ramificazione di al-Qaeda.
Il mio parere qui è chiaro ed uno solo: gli aiuti umanitari non possono e non devono divenire una questione politica, parte di una soft o hard diplomacy portata avanti per interessi personali, devono bensì essere una priorità indiscussa. A maggior ragione in un paese distrutto dalla guerra e con la minaccia di una pandemia globale, ed i primi casi di Covid sono arrivati proprio in questi giorni.