Il Memorandum of Understanding con la Libia deve essere modificato ed al più presto, lo abbiamo sempre detto. La pandemia ha ovviamente rallentato i lavori ma sono felice della missione del nostro ministro Di Maio in Libia e che dal 2 luglio partiranno ufficialmente i negoziati per la modifica del memorandum.
Nella bozza proposta da Al Serraj risulta che ci sia già un impegno concreto sul rispetto dei diritti umani, uno dei problemi principali ad oggi per quanto mi riguarda: abbiamo bisogno della certezza che scene come quelle viste nei centri di detenzione libici non solo non accadano mai più, ma soprattutto chiudano al più presto.
L’Italia assisterà il governo libico di Tripoli con una delegazione, nella difficile opera di sminamento, iniziando quella che dovrà essere una vera e propria ricostruzione del paese sotto il controllo costante dell’Unione Europea.
Molto, ovviamente, dipenderà dal destino di Sirte e Jufra, le città ancora sotto assedio, dove so trova l’80% del petrolio.
In queste mediazioni sarà fondamentale per l’Italia estendere il colloquio a Turchia e Russia.
Un secondo tassello fondamentale è la disponibilità libica ad “assistere i migranti salvati in mare e concedere la protezione internazionale”, cose impensabili fino ad oggi.
Voglio davvero credere che questo possa avvenire, ma non posso non preoccuparmi delle notizie che continuano ad arrivare: dai respingimenti in mare, ai probabili accordi tra Libia e Malta per riportare i migranti in Libia, fino alle nebbiose vicende attorno alla Guardia Costiera libica, che riguardano personaggi dubbi come il capo della milizia al-Nasr Mohamed Kachlav e il comandante Al Milad, noto come Bija.
Da un’inchiesta di Avvenire risulta che Kachlav, che con Bija è oggetto di interdizione da parte di Onu, Unione Europea e il Dipartimento di Stato Usa, ha confermato agli investigatori dell’Onu di ricevere ancora il suo stipendio dal Ministero della Difesa e di lavorare per la Pfg, la “polizia petrolifera” che sorveglia le attività intorno alla raffineria di Zawyah, la più grande del Paese.
Bija invece avrebbe spiegato che dal 2013 è responsabile dell’impianto portuale della guardia costiera del complesso petrolifero di Zawiyah, da cui escono milioni di barili di greggio di contrabbando che Kachlav dovrebbe controllare.
Bija è stato sospeso dalle sue funzioni il 9 aprile 2018. Ma lo considerano ancora uno dei loro uomini di punta, sottolineando il suo lavoro di salvataggio dei migranti e l’autorità conferita di “combattere il traffico di essere umani”.
Da un lato voglio sperare che quelli ottenuti dal nostro ministro Di Maio in Libia siano risultati davvero importanti e duraturi e lo ringrazio per la sua caparbietà, dall’altro devo per forza sottolineare che queste ombre devono essere chiarite al più presto, anche in vista del decreto missioni che a breve dovremmo approvare alla Camera, se davvero vogliamo parlare di stabilizzazione di quell’area.