In tutto il mondo si combatte il razzismo, in modo pacifico e meno pacifico le proteste innescate dal brutale omicidio di George Floyd hanno riportato ai doveri della cronaca un tema fondamentale.
Ebbene, non possiamo però parlare di umanità se ci dimentichiamo delle morti che avvengono sistematicamente vicino casa nostra: un barcone con 53 persone si è rovesciato davanti alle coste tunisine e almeno 39 persone hanno perso la vita, si tratta soprattutto di donne e bambini.
La difesa dei confini è un diritto sacrosanto di ogni Paese, ma far finta che tutto ciò non esista non risolverà il problema. Voltarsi dall’altra parte non è la soluzione. Il vuoto politico esercitato, o meglio NON esercitato, dall’Unione Europea su questo tema è gravissimo e la sua risoluzione non può essere più prorogabile. È impensabile lasciare tutti i Paesi, specie quelli di frontiera come il nostro, in balia del fenomeno e ignorare semplicemente le persone che perdono la vita in questo modo così tragico, solo perché volevano una vita migliore e fuggire da situazioni inumane, peraltro spesso frutto di politiche di sfruttamento da parte del mondo Occidentale.
Se vogliamo veramente cambiarlo il mondo e renderlo più umano, non voltiamoci più dall’altra parte.