Per la terza volta in un anno Israele si avvia al voto: il 2 marzo infatti si sfideranno nuovamente i due volti noti di Benyamin Netanyahu e Benny Gantz. Il primo, attuale premier e leader dei Likud, in calo di consensi e incriminato per corruzione, frode e abuso di potere in tre casi giudiziari. Il secondo, leader dei “Blu-Bianchi”, che sembrerebbe in vantaggio ma che ad oggi non è riuscito a creare una maggioranza per governare Israele.
A sfidare i partiti tradizionali anche Kol Hanashim, “Voce alle donne”, composto da diversi schieramenti politici e nato per promuovere i diritti di genere, combattere contro discriminazioni e maschilismo, e trattare argomenti come violenza di genere, assistenza sanitaria, ma anche aumento della rappresentanza femminile all’interno delle istituzioni. Per entrare a far parte del governo servono il 3,25% di voti, ovvero
Intanto nell’assoluto silenzio delle autorità, a Tayasir, vicino a Tubas, nella Cisgiordania settentrionale, venerdì 21 febbraio migliaia di coloni israeliano hanno condotto una marcia “dimostrativa” sui terreni del Patriarcato Latino, che ha denunciato inutilmente le violazioni. Nei quartieri di Givat Hamatos e Har Homa a Gerusalemme Est è stata annunciata la costruzione di nuovi insediamenti. A Gaza le notti sembrano essere perennemente inquiete, con attacchi armati su entrambi i lati e vittime sul versante palestinese.
Sullo sfondo ovviamente c’è il riferimento al “piano del secolo”, annunciato da Trump a fine gennaio e sostenuto da Bibi, ovvero il progetto risolutivo del conflitto Israelo-palestinese che di fatto concederebbe a Israele di estendere le propria sovranità su Gerusalemme, sulle alture del Golan, e negli insediamenti della Cisgiordania, in cambio dell’attesa nel costruire nuovi insediamenti per quattro anni.
Estremamente importante sarà quindi seguire queste terze elezioni per capire quali potrebbero essere i nuovi scenari.