Oltre mezzo milione di morti dall’inizio del conflitto nel 2011 e milioni di sfollati. I numeri della Siria sono drammatici.
Questa mattina abbiamo audito Massimiliano D’Antuono, il nostro incaricato d’affari per la Siria, rappresentando il nostro Paese ed i connazionali tuttora presenti in paese (ca 175), ed in supporto dei negoziati portati avanti dall’inviato speciale Delle Nazioni Unite Pedersen.
Certamente l’Ue cerca di fare il massimo in termini di aiuti umanitari e sostegno, e l’Italia di certo non si esime, nostro, con uno stanziamento in questi anni di più di 200 milioni di euro.
La possibilità di riaprire L’ambasciata italiana a Damasco ed inviare il nostro corpo diplomatico ad oggi risulta ancora impossibile per le precarie condizioni di sicurezza. Eppure va ricordato che l’Italia ai tempi pre-crisi si era classificato primo partner commerciale oltre che essere un importantissimo partner culturale (basta pensare ai 12 siti archeologici in cui siamo presenti).
Quello che fortemente colpisce dalle parole del nostro inviato è la dimensione della tragedia: i continui attacchi nelle zone di Idlib, il reclutamento di minori dal confine turco sono solo alcune delle notizie che arrivano in Occidente.
Gli ultimi attacchi nella Siria Nord-occidentale risalgono al 25 luglio, dove almeno 12 civili, tra cui 3 bambini, sono morti, a causa di raid lanciati da forze sia del regime siriano sia russe. L’Osservatorio Siriano sui Diritti Umani ha fatto salire il bilancio a 18 civili e 5 bambini.
Secondo le Nazioni Unite, sin dalla fine di aprile, oltre 330.000 persone sono state sfollate da tali aree mentre, a detta dell’Osservatorio siriano, gli assalti alle aree civili, da parte siriana e russa, hanno provocato circa 730 morti. Save the Children ha, inoltre, aggiunto che il bilancio dei bambini uccisi ad Idlib nelle ultime 4 settimane supera il numero totale relativo al 2018. Si parla di almeno 33 bambini morti dal 24 giugno, mentre in tutto il 2018 il numero arriva a 31.
Notizie davvero terribili.
La più toccante riguarda sicuramente la condizione dei minori, con bambini nati e cresciuti sotto le macerie, sotto la violenza, e che spesso vengono abbandonati. Dai 20.000 uccisi, alle migliaia orfani, compresi i figli di Isi.
La cooperazione e la nostra azione umanitaria devono in questo senso fare il massimo sforzo affinché queste situazioni rientrino e affinché il popolo siriano possa finalmente tornare a vivere la propria serenità. Sperando che ciò accada prima possibile.