Sono iniziate in queste ore le demolizioni di 4 su 14 edifici palestinesi nel rione di Zur Baher, a Gerusalemme est.
Demolizioni che sono state autorizzate dalla Corte Suprema e coordinate da dozzine di agenti di polizia e militari israeliani che hanno sigillato l’area. La tensione è ovviamente alta.
La demolizione di strutture “non autorizzate” di proprietà palestinese a Gerusalemme Est non è una novità, anche se in questo caso una parte delle abitazioni in costruzione si trovano nell’Area A della Cisgiordania, controllata dall’Autorità Palestinese. Secondo gli accordi di Oslo infatti quella zona sarebbe assegnata all’Autonomia Nazionale Palestinese (Anp).
I palestinesi da parte loro denunciano la violazione della Convenzione di Ginevra, e il governatore di Betlemme chiede un immediato intervento della comunità internazionale, che per fortuna si è già fatta sentire con diversi comunicati.
La motivazione ufficiale sarebbe la costruzione illegale di edifici (mentre dall’Anp avevano ricevuto le necessarie autorizzazioni), la troppa vicinanza alla barriera di separazione israeliana, e la conseguente minaccia alla sicurezza.
Per chiarire: dal 1967 per la comunità palestinese non è consentito costruire o ampliare le proprie case senza un permesso da parte del governo israeliano, anche se sono proprietari della terra. La percentuale di richieste accolte si attesta circa al 5%.
Israele vuole creare in quella zona un ‘cuscinetto’ che si frapponga fra il tessuto urbano di Gerusalemme est e quello della vicina Betlemme, ecco perché probabilmente sta abbattendo senza sosta quelle case.
Come ha appena ricordato l’Unione Europea attraverso il Servizio Europeo per l’azione esterna, ci aspettiamo che le autorità israeliane fermino immediatamente le demolizioni in corso. La continuazione di questa politica mina la realizzabilità della soluzione dei due Stati.
Possiamo autorizzare tutto questo?